lunedì 11 aprile 2011

Il bikini cerotto è la morte dell'estate

Anche quest'anno è successo: la prova costume. Nel camerino del Decathlon ho provato un simpatico bikini, che stranamente non aveva una fantasia da bagascia e quindi mi piaceva. L'urlo strozzato che mi è sfuggito dalla gola quando mi sono guardata allo specchio ha sverniciato il negozio e rovesciato diversi scaffali. 
Una stringa da scarpe si dimenava per coprire le mie pudenda, che allegre e cicciose sbalzellavano di qua e di là. Come faccio a coprirmi le tette con un hansamed? Non sono fresata, due robine da nascondere ce l'ho, ma con quel bikini, allacciato con il filo interdentale, è impossibile. Il pezzo di sotto mi stava come un kleenex ripiegato, quello che ti porti in tasca nel bagno dell'autogrill in caso fosse finita la carta igienica. Una vita così bassa da sembrare un calzino. Una scosciatura talmente alta che mi parevan due spalline anni 80! Insomma un disastro. Mi sono girata un attimo per vedere l'effetto sulle chiappe e un conato di vomito mi ha colto violentemente, mentre osservavo i segni della ritenzione idrica grossi come l'onda che si ritira prima dello tsunami. Che schifo. Ma per chi li fanno quei costumi? Che possono andar bene solo alla Signora Minù quando si trasforma? Che la Puffetta un poco si vergogna ad indossarli? Che se per sfiga ti passa accanto un collezionista di francobolli ti rivolta come una calza per vedere dove hai il timbro? Ma soprattutto, perchè? E poi ci lamentiamo che gli uomini non ci guardano più come una volta: ma ci credo, siamo dei cofani agghindati con nastro da pacchi! Che se per sbaglio ci si addormenta un attimo a gambe larghe sotto il sole ci si ustiona il monte di Venere! 
Come se l'Italia fosse piena di donne che pesano 40 chili non cagate, con due grammi di pelle attaccata alle ossa e basta. Ma ci siamo guardati un attimo intorno? 
Niente da fare, non ci sono alternative, i bikini sono quelli, dappertutto. E allora prepariamoci alla bruciatura forzata della retina in spiaggia, quando l'occhio cadrà su una balena spiaggiata col culo a fiori e i fiordi finlandesi nelle cosce. O su una giovane prosperosa che lancerà le poppe al vento ogni volta che si chinerà a togliersi i granelli di sabbia incastrati nel mignolo. Ed anche in una come me, che non è più di primo pelo e ha quattro salvagenti naturali intorno alla vita e un paio rinforzati sottochiappa. Tutte a star lì a ravanarsi nelle mutande per cercare di tenerle al di fuori della riga di culo, che se ti si brucia poi c'è da piangere, e a fare i tuffi come le mongoloidi, con le mani sul reggiseno perchè se per caso arriva l'onda parte l'ovazione del maschio di turno. 
Insomma, sapete cosa farò io? Andrò a prendere il sole in giardino, su in campagna, col costume ascellare della nonna, e vaffanculo!

4 commenti:

  1. La signorina della foto mi suscita un amarcord a livello strettamente personale, e nemmeno tanto distante nel tempo...
    Peròperòperò... va detto che di gente con gli specchi di legno in casa è pieno, quindi.... perché negare loro l'emozione di un tuffo negli anni '70, con annesso mini-bikini? ;)

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  2. brava jele! hai preso lo spunto dal mio commento! viva le tg 44 abbasso le 38 che ormai sembrano 36.... e poi ci si lamenta dell'anoressia... che stupidi i creatori di moda, devono essere maschi e tutti gay, altrimenti non si spiegherebbe l'odio che hanno verso il corpo femminile.....

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  3. Purtroppo la moda (come tutto il resto!) è nelle mani dei maschi che, tra le altre cose, hanno spesso l'idea che la femmina sia solo un soprammobile, un cuscino, un gadget, una troia, insomma, tutto meno che un essere umano :-)
    Comunque non tutti noi maschi siamo così, per fortuna ce n'è ancora qualcuno che quando ti incontra non ti infila subito gli occhi (o qualcos'altro :-) sotto i vestiti.
    Forse, se molte donne se ne fregassero e andassero in spiaggia come pare loro (anche con i mutandoni della nonna!) il mondo sarebbe un po' migliore!

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  4. Oggi il maschio di turno, fresco di palestra e di fondotinta e colmo di ovatta nel costume non fa ovazione alla crisi del tessile, piuttosto alla crisi dell'Essere.
    Si ritornerà all'uncinetto oppure alla foglia di fico. Eva lo sapeva: anche se in quel Giardino avesse mangiato una torta di mele, Adamo l'avrebbe voluta.
    m.

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