martedì 20 dicembre 2016

12 Dicembre 2016: la terza guerra mondiale non è mai stata così vicina.



Annoto con un circoletto rosso la data di oggi sul calendario. Un cerchio che non si chiude mai, del colore del sangue che parla lingue diverse dalla mia, ma è esattamente come il mio. Vado a letto con la consapevolezza, anzi la certezza, che l’umanità non sia mai stata così vicina alla terza guerra mondiale come stasera. In confronto alla situazione che si è creata oggi la crisi dei missili di Cuba del ’62 è stata una scaramuccia tra ragazzine. Sì perché in quel lontano Ottobre c’erano di mezzo gli Stati Uniti e la Russia, mentre il resto del mondo stava a guardare comodamente da casa, ma oggi, oggi no. Il mondo è una polveriera con una miccia innescata da tempo, pronta ad esplodere. Non sono solo Usa e Russia, la Turchia, l’Isis o la Siria. Questa volta c’è di mezzo la gente. La popolazione. Gli uomini e le donne comuni. Pieni di odio, rabbia, paura. Tutti chiedono a gran voce una soluzione a problemi che ci logorano, di cui non se ne può più. Un altro camion, mercatini di Natale. L’odio monta, la rabbia sale. Ma come? A Natale poi? Maledetti Islamici. Bisogna fare piazza pulita. E mentre il tir si faceva largo sulla folla, in una galleria d’arte di Ankara l’ambasciatore russo Andrey Karlov è stato ucciso con tre colpi di pistola da un poliziotto che voleva vendicare Aleppo e i fratelli Siriani. Non voglio analizzare le cause, il chi, il perché di quello che è accaduto, anche se nulla succede da solo o per puro caso. Ci sono mani che tirano i fili, che manipolano e controllano i cervelli di quelli che comunemente chiamiamo attentatori. Non voglio fare qui domande, che invece ronzano nella mia testa in una massa di neuroni impazziti che cozzano contro la scatola cranica di una persona con il vizio di pensare invece che credere e basta. Quello che invece voglio fare può sembrare un po’ new age, o forse intimamente religioso, o soltanto sciocco, Non è nulla di tutto ciò. Voglio mandare un segnale di amore nell’Universo. Voglio dire che la mia luce è accesa e che la terrò salda, puntata contro l’oscurità che sta stringendo la sua morsa per portarci sull’orlo della distruzione. La terza guerra mondiale. No, non ci sarà, non ci sarà perché noi non lo permetteremo. Noi crederemo ancora in noi stessi e negli altri, vedremo oltre la cortina di fumo di odio che negli specchi dell’inganno ci rimanda facce sconosciute e nemiche, nel profondo della nostra anima riconosceremo l’impostore e spegneremo l’odio con l’amore. Amore non vuol dire perdono, condiscendenza, accettazione. Non significa far finta che i morti non siano morti o che le dita dei potenti non siano tutte puntate sul pulsante di lancio delle armi atomiche. Non vuol dire nemmeno pregare un qualunque Dio al di fuori di noi, rimettere a lui la sorte dell’umanità. Siamo noi quella sorte, noi la speranza, la cura contro la distruzione e il caos. Andiamo a letto pensando che c’è molto di più di quanto ci viene detto, che siamo molto di più. Accendiamo la luce della nostra infinita essenza e coscienza e cacciamo via il buio, con amore e tanti calci in culo. Facciamolo per tutti noi.




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