In Vaticano il terremoto non si sente. Hanno i pavimenti antisismici, antifame, antipovertà ed anche antifede. Loro non tremano, non si muovono e soprattutto non pagano. E del prossimo se ne fregano. Le pecorelle smarrite sotto le macerie d'Emilia possono anche rimanerci, basta non dover sganciare soldi da dare in beneficenza, in soccorso, in aiuto secondo i dettami del ben noto amor cristiano. Fratelli di nome, ma non di fatto. Sorelle d'anima ma senza portafoglio. Il Ratzinger che qualcuno si ostina ancora a chiamare Papa prega per le care vittime, che il Signore le abbia in gloria. Auspica rapide ricostruzioni, ma non pensa agli appartamenti della povera gente ed alle aziende, ma alle volte delle chiese crollate. Adesso che incombono le dichiarazioni dei redditi sarebbe naturale aspettarsi una totale devoluzione dell 8x1000 per le zone terremotate. Magari la vendita di qualche palazzo dell'Opus Dei che ne ha tanti. Così vorrebbe il Dio d'amore. Ma Dio sta nei cieli e non batte moneta nell'eurozona. A lui non serve, e alla Chiesa teoricamente nemmeno. Teoricamente. Come ogni suo predecessore Ratzinger gongola nell'oro, accumula ricchezze come è trapelato dal furto dei documenti segreti. Il Papa ha tatuato sul cuore il potere temporale e non lo molla. Si stringe nelle sue vesti di Capo della Chiesa come scudo contro i principi del cattolicesimo che incarna. Poi prende un calice d'oro e ci beve dentro il sangue di Cristo.
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