20 anni fa moriva Giovanni Falcone, con un'esplosione degna della migliore mafia. L'Italia, appena uscita dal boom economico degli anni 80, rimaneva attonita. Oggi 10mila persone si sono radunate in piazza a ricordare il coraggio, l'eroismo e bla bla bla. Quante inutili parole. Ci preoccupiamo di onorare morti vecchie di due decenni, per non parlare dei corpi ancora caldi degli italiani comuni che si sono suicidati in questa settimana oppressi dai debiti, schiacciati da Equitalia. Sapete quanti? Sono già 8 in 7 giorni, 2 soltanto oggi. Vanno a coppie. Poi ci saranno i tris, i poker e i disperati con un fucile o un cappio su scala reale. Ci riempiamo la bocca del nome di Falcone, perchè dobbiamo far vedere che noi ci ricordiamo. Ma molti non hanno avuto altro oggi con cui riempirla. Hanno avuto fame. Hanno avuto paura e si sono ammazzati. Un italiano su 7 vive sotto la soglia della povertà, senza soldi in tasca per arrivare a fine giornata e dubito che gli possa fregare qualcosa di quello che è successo a Capaci nel tempo che fu. E onestamente non frega nulla neanche a me. Anzi mi irrita, mi fa dire mabasta, perchè mi domando quanto ancora ci spelleranno, quanto sangue color dell'euro ci uscirà dalle tasche e quanto sangue e basta verrà versato nel nome di un economia del benessere che non c'è più. Chi si ricorderà tra 20 anni il nome di chi non ha retto al peso di questa società, delle responsabilità e dei debiti? Nessuno, solo le famiglie. Non sono vittime, non sono eroi, non sono più. Abbiamo onorato Falcone ed il maxi processo, bene. Ora onoriamo l'Italia e la dignità dei suoi cittadini in difficoltà.
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